Miracolo della gamba nera - Fatti strepitosi (miracoli) dei Santi Medici - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano-La Basilica

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Miracolo della gamba nera

l terzo miracolo, molto originale, è rimasto unico nel genere di interventi sul corpo umano, impossibili per oltre 1700 anni, fino a quando nel 1954, si effettuò il primo trapianto di reni a Boston, a cui seguirono altri di polmoni e di cuore (Christian Barnard, nel 1967) presso le varie scuole chirurgiche del mondo, i cui sforzi di così tenaci sperimentatori, presto hanno condotto a molteplici risultati pratici sull'uomo condannato, che supera la morte a seguito di felici trapianti. Tutto questo a colpito la fantasia e l'estro di molti artisti.

La prima rappresentazione è costituita, secondo gli studi condotti sull’argomento, dalla miniatura di anonimo visibile in un manoscritto, illustrante la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine, della fine del tredicesimo secolo conservato nella biblioteca H. H. Huntington di San Marino USA. In tale raffigurazione, l’anonimo artista rappresenta l’intervento di Cosimo a trapianto già ultimato. L’opera contiene un “errore” se così si può dire, che nulla toglie alla bellezza dell’opera, ed è costituito dal fatto che sembra che la gamba sostituita sia la gamba sinistra, mentre ai piedi del letto si vede rimossa una gamba destra [150]. Da allora sino ai nostri giorni sono centinaia i reperti iconografici di questo miracolo: dal dipinto alla vetrata, al disegno, al lavoro xilografico, all’incisione a bulino, alla scultura in marmo, alla scultura in legno come quella recentissima di Giovanni Mastorakis del 2011 di una collezione privata nell’isola di Kios (Grecia) [151].

Tre sono i principali studiosi che si sono occupati con passione a questo miracolo: il francese Pierre Julien [152], l’olandese Kees Wouter Zimmerman [153], l’italiano Ferdinando Maggioni [154], per non citare altri ricercatori che hanno pubblicato le loro monografie nelle varie riviste di Storia della farmacia in Europa. Lo Zimmerman ha illustrato nel suo libro 81 immagini del miracolo della gamba nera, così suddivise: Spagna 21, Italia 19, Francia 14, Grecia 6, Usa 5, Regno Unito 3, Germania 3, Svizzera 2, Austria, Belgio Brasile, Malta, Olanda, Portogallo 1 [152]. La studiosa M. L. David-Daniel nel suo libro “lconographie des saints Come et Damien”, Lilla 1958, parla di piú di duecento immagini sparse nel mondo [155].

Con questa nota aggiungiamo un piccolo contributo alla grande ricerca. La prima rappresentazione la troviamo in una via centrale di Madrid, situata vicino alla stazione di Athoca. La via è dedicata ai Santi Medici con un mosaico composto da nove piastrelle in ceramica raffigurante il miracolo della gamba. La rappresentazionesa ci appare come una libera interpretazione del dipinto in San Marco a Firenze, opera del Beato Angelico. L’ autore, Alfredo Ruiz de Luna Gonzalez, artista contemporaneo nato nella provincia di Toledo nel 1949 e successivamente trasferitosi a Madrid, arricchisce la scena di vari particolari, strumenti per la maggior parte dello speziale piú che del medico; sul lato sinistro su un cassettone fanno bella mostra di sé due albarelli, una fiasca e un mortaio, alla destra su un tavolinetto un albarello e un porta pillole; in primo piano una sega chirurgica.
La seconda rappresentazione del miracolo della gamba la troviamo nella parrocchia dei santi Cosma e Damiano (El Prat de Llobregat) Barcellona, Catalogna. Si tratta di una chiesa moderna che presenta lateralmente una serie di vetrate modernissime di non facile interpretazione. Una potrebbe rappresentare l’intervento sulla gamba del chierico Giustino. A lato della scultura del Cristo al centro della parete absidale sulla sinistra vi sono alcuni episodi della vita e dei miracoli dei due medici; delle quattro immagini, la terza in basso a sinistra rappresenta i due medici mentre stanno attuando l’operazione, anzi per esser precisi l’intervento è già stato compiuto; l’ammalato steso su un letto, direi piuttosto un tavolaccio ricoperto da un panno bianco, sembra dormire; san Cosma, che ha operato, sembra scrutarne l’espressione del viso, mentre il fratello gli sta porgendo probabilmente una spatola cosparsa di unguento prelevato da un vasetto che Damiano stesso tiene nella mano sinistra. Non c’è traccia del donatore, ma la gamba che Cosma ha fra le mani è di colore scuro e, quindi, sembra rispecchiare il miracolo nella sua originaria versione. Ambedue i Santi portano il caratteristico cappello di colore rosso, l’uno con una specie di soprabito blu verdastro su vestito accollato verde, il fratello porta una veste rossa con collare a disegni di piccoli cerchi su camicia blu scuro.
Il terzo soggetto iconografico, riguardante i nostri due santi, si trova nel Museo di Palazzo Vecchio a Firenze. Si tratta di un medaglione circolare incorniciato a stucco datato 1557, intonaco-pittura, opera di Marco Marchetti, detto Marco da Faenza (1526 ca -1588); secondo un’altra interpretazione sarebbe da attribuire alla mano di Cristofano Gherardi, detto il Doceno (1508 - 1556). L’ immagine doveva probabilmente far parte di una serie di medaglioni, alternati a riquadri di soggetto religioso, a decorazione della volta di una cupola. L’ ammalato è steso su un letto a baldacchino, i due santi sono intenti all’innesto, quello di sinistra sembra sorreggere un arto aiutato dal fratello sulla destra, sullo sfondo tre personaggi osservano il compiersi del miracolo.
Nell’ambito delle raffigurazioni piú varie, ispirate al miracolo della gamba, riportiamo quello di Paolo Finoglio (1590-1645) raffigurato nella chiesa dei Santi Medici di Conversano.

Di un pittore ignoto, ma vissuto probabilmente tra la seconda metà del 1500 e la prima del 1600, riportiamo la pala d’altare con una rappresentazione piuttosto insolita del miracolo della gamba. I due santi, vestiti alla moda dei medici del Seicento con mantellina di ermellino su mantello rosso che copre il robone fino ai piedi, stretto ai fianchi da una cinta, sembrano additare a chi li guarda come l’opera compiuta non sia loro, ma di Dio che si trova nella parte alta del quadro in un tripudio di angeli; il Santo di sinistra reca in mano la classica scatola divisa in scomparti contenente sostanze medicinali; il santo di destra regge con la mano sinistra un recipiente dal quale fuoriesce una spatola, mentre la mano destra indica l’ammalato accovacciato a terra che sembra scrutare il risultato della sua guarigione reggendo con la mano sinistra la gamba nera e la tasta, impugnando con la mano destra uno strumento non facilmente identificabile; fa da sfondo un colonnato.

Alle volte la ricerca è resa difficile dall’interpretazione dell’opera in quanto l’artista ha visto a modo suo l’episodio; in questi quadri è sempre presente l’ammalato steso su un letto con a lato i Santi Medici e qualche altra figura che fa da contorno, ma non appare il donatore, né l’organo da sostituire o quello sostituito. Incertezza espressa anche dai critici che hanno esaminato le opere d’arte in tal modo costituite. Un esempio è il dipinto di Valentin Janez Metzinger (1699-1759), nato a Saint Avold (Lorena) e morto a Lubiana. Autore di quadri storici e ritratti, nel 1729 si trasferì a Lubiana dove realizzò per numerose chiese slovene opere nelle quali la tradizione veneta si fonde con la lezione di P. P. Rubens; dipinse, nel 1748, per la chiesa di Rozuik un quadro che a prima vista ha tutte le caratteristiche della riproduzione del miracolo della gamba. La scena si svolge in una stanza con al centro l’ammalato steso su un letto, fatto in maniera da permettere di essere rialzato nella parte superiore del corpo, con i due santi a lato, quello di destra seminginocchiato su uno sgabello addita all’infermo un Cristo controluce che si staglia su una finestra; il santo di sinistra con un braccio avvolge e sostiene la persona, mentre la mano destra avvicina un cucchiaio alla bocca dell’infermo. Alle spalle una
donna prega. Sul tavolo a fianco del letto si scorgono un albarello e un mortaio. I due medici nimbati vestono un mantello con tagli verticali da cui escono le braccia; in testa hanno il cappello a cencio con visiera, caratteristico forse dei medici sloveni.

Nella chiesa della Nostra Signora dell’Assunzione di Veyrines-de-Vergt, nella Dordogna troviamo un'opera di Jean Besseyias. Entro un triangolo riccamente lavorato con motivi rossi, verdi, arancio e bianchi i due santi, Cosma e Damiano, sono paludati nei loro splendenti mantelli rossi e verdi bordati d’oro su vesti rispettivamente verdi e rosse, entrambi sono nimbati. Il santo alla destra dalla barba e capelli rossi è seduto sul giaciglio dell’operato e gli addita il Cristo sulla parete di fondo, quasi a ricordagli che non è loro il merito ma dell’intervento divino; il fratello, con turbante all’orientale in testa, unica differenza nell’abbigliamento che lo distingue dall’altro, preleva un medicinale da un recipiente che tiene nella mano sinistra. Al centro, che nel contesto diventa un particolare di secondo piano, l’infermo con le mani giunte sul petto è tranquillo. Sul bordo del letto v’è una fiasca con del liquido. Torniamo a ribadire che neppure questa raffigurazione ci dà la certezza che l’artista abbia voluto rappresentare il miracolo della gamba, mancando l’offerente, ma anche consultando il primo testo (“legenda aurea” di Jacopo da Varagine) che parla di questo miracolo; è l’unico atto con intervento, diciamo ortopedico, fra i vari miracoli dei due santi, per cui si può dire che i singoli artisti, molti dei quali non erano certo persone colte e studiosi di testi religiosi, abbiano tenuto come canovaccio il consiglio o la descrizione fatta dai committenti e poi abbiano lavorato con fantasia e con estro.

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