Il rito della lengá strascinètǝ - Fatti prodigiosi - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano

Patroni di Alberobello
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Centro Studi Internazionali Pierre Julien
titolo del sito del comitato feste patronali di Alberobello
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COMITATO FESTE PATRONALI ALBEROBELLO - SITO UFFICIALE
ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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Il rito della lengá strascinètǝ


di Quirico Punzi [301]

uello della lengá strascinètǝ era un rito aberrante e di estremo degrado che sembra incredibile avvenisse in un luogo sacro con la tacita permissione delle autorità ecclesiastiche. Non penso sia ancora in uso. Ignoro anche se sia collegato solo al culto dei santi Cosma e Damiano o venisse praticato in altri luoghi sacri; certo è che avveniva sovente nel santuario di Alberobello e veniva considerato un atto di grande umiltà, gradito dai Santi. Quella che sto per narrare è la testimonianza di alcuni membri della famiglia di Domenico Sciavilla, Mingùccǝ Sckavièddǝ, e della moglie Maria Giuditta, residenti in contrada Pozzo di Lama, 19, oggi diventata contrada Calongo.

Il primo figlio maschio fu Pasquale, nato il 25 gennaio 1920, il quale, appena compiuti i 18 anni, si arruolò nei Carabinieri e partì volontario per la Spagna, dove era in atto la guerra civile; si era nel 1938 e il conflitto terminerà con la caduta di Barcellona nel 1939. Intanto, scoppiò quell’anno la seconda guerra mondiale e Pasquale, rientrato in Italia, ebbe appena il tempo di salutare i famigliari, perché fu inviato in zona di operazioni. Dopo quattro anni di guerra, l’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero dai Tedeschi e deportato in un campo di prigionia in Cecoslovacchia. La madre Giuditta era disperata e pensava a quel figlio che da ben 7 anni era lontano da casa e non riusciva ad avere sue notizie. Fece allora il voto che se Pasquale fosse tornato sano e salvo sarebbe andata al Santuario di Alberobello e avrebbe fatto a lènghǝ strascinètǝ. Si era a metà maggio del 1945, una sera si presentò a casa di Giuditta una persona con la barba lunga, vestiti a brandelli, e disse di essere Pasquale; la madre non lo riconobbe, anzi si sentì male e svenne. La misero a letto.

Al mattino, quando il figlio si sbarbò, si lavò e vestì un abito
decente, la madre lo abbracciò, sfogandosi in un mare di lacrime. Giuditta aveva ormai 67 anni, aveva avuto dieci figli, ma volle mantenere il voto fatto ai santi Cosma e Damiano e il giorno della loro festa, il 27 settembre 1945, si recò ad Alberobello, salì la scalinata della chiesa; il figlio con un panno bianco inumidito puliva il pavimento del santuario, creando un sentiero igienico, e la madre, carponi, passò la lingua sul pavimento, fino all’altare maggiore!

Giuditta,
dal nome biblico, incarna tutte le mamme del mondo, disposte a qualsiasi sacrificio, per amore dei figli.


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